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COMMONERS VOICES

Gli artigiani di Ri-Maflow per i bambini di Soprasotto

ph Luca Chiaudano


“Quello che ti salva la vita sono le persone” dice Sumiti, e in questa frase si condensa il significato di questa breve storia che unisce i percorsi di Soprasotto e di Ri-Maflow, due “buone pratiche” di Milano, già intervistate per la ricerca Commonfare. Sumiti e il suo socio, Andrea, sono due architetti-artigiani che hanno aperto il loro laboratorio di falegnameria, laboratorio del Pesce rosso, dentro Ri-Maflow, la fabbrica recuperata che attualmente ospita, tra tante iniziative, anche vari laboratori e coworking. Invece Maddalena, insieme a Emanuela, Samantha, Nuria e tanti genitori, quattro anni fa ha dato vita all’asilo nido autogestito Soprasotto, un laboratorio formativo autogovernato da giovani famiglie di freelance e precari che hanno deciso di autorganizzarsi per risolvere la difficoltà ad accedere al nido pubblico. 

Maddalena e Sumiti si incontrano, cominciano a collaborare e da lì nasce la proposta di ristrutturare lo spazio di Soprasotto a misura di bambino, ascoltando le esigenze delle maestre. “Sumi e Andrea fanno già da tempo progetti di design applicati al sociale, dunque sono stati disponibili a discutere le loro idee con noi. Una forma di design partecipato, dove si rimette in discussione la figura del designer che ti cala dall’alto il suo progetto”, racconta Maddalena. “Dentro una città come Milano, competitiva e che ti costringe a reggere il ritmo, esistono spazi come Ri-maflow e come Soprasotto dove trovi relazioni, aiuto, sostegno e tempi umani. Sono piccoli meravigliosi villaggi che esistono fuori dai canali ufficiali” spiega Sumiti. Dalla collaborazione tra questi due villaggi dove si parla la stessa lingua fatta di bisogni e desideri, è nato un bellissimo progetto per l’arredamento in moduli di legno dell’asilo, “lo abbiamo creato progressivamente, ascoltando il parere di tutti. Tutti i genitori hanno espresso la propria opinione, mentre le maestre spiegavano che cosa concretamente serviva”.

Anche al lavoro di montaggio hanno partecipato le mamme e i papà. “Il lavoro è stato pagato come deve essere”, dice Maddalena, “ma per tenere i costi contenuti, un papà ha procurato i materiali a prezzi bassi e tutti si sono dati da fare”, così “c’era chi carteggiava e chi dipingeva”. Si sono anche organizzate due feste per contribuire alla spesa a Isola Pepe Verde alle quali ha partecipato l’intero quartiere Isola, dove si trova l’asilo Soprasotto. D’altro lato, conclude Sumi, “aiutare uno spazio del genere a rimanere aperto e a essere più funzionale e più gradevole è un impegno sentito da tutti. Come farebbe, ormai, il quartiere Isola, senza i bambini di Soprasotto che si aggirano per le vie, dentro il loro carretto?”.

Da questa collaborazione ne è scaturita un’altra: insieme a WeMake, spazio milanese con varie tecnologie di produzione e di prototipazione accessibile a tutti, Soprasotto e gli artigiani di Ri-Maflow stanno preparando un kit open source dei mobili appositamente creati per lo spazio, in modo tale che altre esperienze possano scaricare i disegni, fresarli e rifarli al volo. Insomma un kit per l'autoproduzione dell'allestimento, che sarà un pezzo del più grande kit per autocostruirsi un piccolo asilo (burocrazia, organizzazione, economie…). Potenza della cooperazione sociale.

State connessi, a breve vi racconteremo meglio anche quest'altra storia!

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1 Comment

Anonymous avatar

Anonymous

March 01, 2018 at 16:32

Quando la .cooperazione diventa potenza.