Isola Pepe Verde, giardino condiviso che si trova in via Guglielmo Pepe 10 all’Isola, storico quartiere popolare oggi in via di “trasformazione”, è un esempio di organizzazione milanese dal basso. Nel giugno del 2010 un gruppo di persone desideroso di verde e umanità in un quartiere sempre più assediato dal cemento e dai brand, identifica un’area recintata in parte ricoperta di manto erboso e in parte da asfalto per trasformarla in un giardino condiviso. Si tratta di un’area edificabile demaniale ma inutilizzata e abbandonata. Il gruppo, creata l’Associazione Pepe Verde allo scopo di trattare con l’Amministrazione comunale, ottiene un riconoscimento ufficiale grazie alla firma di un’apposita convenzione nella primavera 2013.
Oltre a essere un luogo aperto al quartiere e che offre diverse possibilità di realizzare attività e pratiche ecologiche ed espressive, Isola Pepe Verde rappresenta la florescenza di una radice che si è diramata a partire dall’esperienza della Stecca degli Artigiani: Isola Art Center, una piattaforma sperimentale e dinamica, che combina arte contemporanea internazionale, giovani artisti e ricerca teorica. Il collettivo ha messo le prime radici nell’occupazione dello stabilimento noto appunto come Stecca degli Artigiani, dove si è trovato al centro di un conflitto durante il quale si è fermamente allineato con le lotte degli abitanti contro l’urbanistica top-down e la gentrificazione. La battaglia è stata persa e la Stecca, insieme ai due parchi vicini, è stata evacuata e demolita per lasciare spazio a grattacieli di lusso. Ma questo modo di operare è diventato un fondamento importante del lavoro di Isola Art Center, che ha definito questa pratica Fight-specific Art, vale a dire una crasi tra arte e attivismo locale, ma itinerante, e dunque globale.
Senza la Stecca, Isola Art Center è diventato un centro diffuso nel quartiere, e ha portato le sue attività nei locali, nelle librerie, nelle pizzerie e, come nel progetto Rosta, sulle saracinesche di negozi e imprese, continuando la collaborazione con il vicinato. Allo stesso tempo, si è unito alle associazioni di quartiere e agli abitanti per richiedere un nuovo spazio comune auto-organizzato e per portare l’attenzione alla necessità di più spazi verdi pubblici. Il risultato di questa unione è Isola Pepe Verde.
Oggi, Isola Pepe Verde è un esempio di giardino condiviso aperto a tutti, autosufficiente per acqua ed energia, con alberi, panchine, frutti e ortaggi coltivati in cassoni di riciclo, lo spazio laboratoriale ed espositivo di Isola Art Center e un’area gioco per bambini. Gli spazi e le attività sono organizzati e prendono forma grazie ai contributi collettivi e volontari di chi frequenta lo spazio. Pepe Verde non è un giardino dove le aiuole sono curate dal Comune o da qualche privato, i prati tagliati da giardinieri e le fontane e i viali disegnati da architetti. La forma del giardino è data dalle persone che vivono lo spazio, dalle loro richieste e dalla loro volontà a partecipare. All’interno di un giardino condiviso gli spazi si moltiplicano grazie alle relazioni tra le persone. Questo lo rende non una semplice area verde, ma un’occasione di socialità per il quartiere.
Il progetto di Isola Pepe Verde non costa nulla e restituisce molto. È un contributo allo sviluppo di una nuova cultura urbana di partecipazione, di riappropriazione delle responsabilità da parte dei cittadini a fronte di un riconoscimento dell’Amministrazione. Se qualcuno butta una cartaccia o rompe una panchina in un parco pubblico, è l’Amministrazione che si occupa di pulire o riparare la panchina. Il modello di Isola Pepe Verde funziona perché si basa sul presupposto che alla base della condivisione vi sia il rispetto di regole definite insieme. Esclusi pochissimi piccoli e irrilevanti episodi e a dispetto delle continue lamentele su come stia andando il mondo – e non solo Milano – chi ha frequentato il giardino in questi anni si è rivelato sempre perfettamente in grado di applicare il buon senso. Ciò dimostra il possibile recupero del senso di appartenenza nei confronti di uno spazio comune, e Isola Pepe Verde ha fondato la propria attività proprio su questo principio.
I livelli di coinvolgimento e di condivisione possono essere molto diversi. La nostra partecipazione è un processo di confronto con gli altri, di costruzione della responsabilità, di comprensione dell’importanza del rispetto di accettazione del limite. È un esercizio continuo per tutti i soci, gli adulti, i bambini, i ragazzi, le scuole e i gruppi che frequentano il giardino. È un esercizio che raramente si ha l’opportunità di fare su un “terreno” comune, forse perché di spazi comuni non ce ne sono più, o forse perché ormai tutto è demandato all’Amministrazione, pubblica o privata.
Dal 2013, ogni anno Isola Pepe Verde chiede e ha finora ottenuto la proroga della convenzione, ma l’obiettivo finale è quello di rendere il giardino uno spazio permanente. A oggi l’area rimane edificabile fino a una definitiva modifica del Piano di Governo del Territorio da parte del Consiglio comunale, una modifica che parrebbe volontà del Comune compiere, secondo quanto dichiarato dall’assessore all’urbanistica Maran. Un piccolo ma importante passo in questa direzione è stato fatto proprio questo dicembre, quando la concessione è stata prorogata per il prossimo triennio, nonostante l’avvicinarsi della scadenza annuale avesse suscitato l’interesse di alcuni soggetti, nel momento in cui aveva iniziato a diffondersi la notizia dell’apertura di un possibile bando per il cambio di gestione dell’area.
La strategia che i soci dell’associazione e il collettivo di Isola Art Center hanno deciso di utilizzare per fronteggiare tale possibilità è stata quella di ricorrere alla loro arma più forte, vale a dire il sostegno e la partecipazione del quartiere e di tutti i solidali vicini e lontani. E l’hanno fatto attraverso la Open call internazionale per artisti e architetti SPROUTING MINDS per la riprogettazione dell’area verde del giardino e in particolare dell’area gioco dedicata ai bambini, i cui due vincitori, un collettivo polacco e uno italiano composto da tre ragazze milanesi, sono stati comunicati lo scorso 7 dicembre.
Il successo di questa iniziativa ha ribadito la volontà di inserire questa esperienza locale in un network il più ampio e internazionale possibile facendo tesoro del contributo di giovani, appassionati professionisti sensibili alla causa e ha confermato il sostegno su cui Pepe Verde può contare a livello non solo di quartiere. Ma soprattutto, la call è stata utile a mantenere alto il livello di attenzione sul destino dello spazio al fine di preservare e addirittura prolungare il rinnovo della concessione, stroncando sul nascere ogni velleità di chi voleva trasformare Isola Pepe Verde in qualcos’altro, tant’è che in seguito al lancio del concorso l’apertura del bando di assegnazione non ha mai avuto luogo. Una strategia, questa, che ha potuto raggiungere il successo solo grazie al processo durato anni di inclusione, condivisione e comunicazione del proprio progetto e della propria idea di città, che ha fatto sì che Isola Pepe Verde non si sia mai sentita e non sia mai stata sola nel fronteggiare la trasformazione radicale del suo quartiere.
Per chi fosse interessato ad approfondire, tutta la storia di Isola Pepe Verde è raccontata nel libro “Isola Pepe Verde. Esperienze di un giardino condiviso a Milano”, a cura di Isola Art Center e Isola Pepe Verde (2018).
Foto in apertura 2014. La foto di gruppo, opera di Paola Di Bello, ritrae gli abitanti dell’Isola e gli artisti di Isola Art Center durante la festa del primo compleanno di Isola Pepe Verde. Progetto a cura di Edna Gee.
La storia di Isola Pepe Verde si trova pubblicata anche su MilanoInMovimento