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STORIE

RiMaflow: una affollata assemblea pubblica in difesa di un bene comune

RiMaflow è una fabbrica recuperata, situata nei pressi di Milano, che condensa in sé molti dei requisiti che, come ricercatori del progetto europeo Pie News/Commonfare, andavamo cercando: la capacità di autorganizzarsi in una situazione difficile, sempre nella condivisione; la capacità di strutturare una soluzione non puramente assistenziale, perché autonomamente immaginata e agìta da categorie sociali rese sempre più fragili dall’attacco dalla crisi economica (lavoratori e lavoratrici disoccupati; precari/e); la sperimentazione di nuovi modi di organizzare il lavoro e la distribuzione del reddito, fuori dalle gerarchie del mercato; il valore delle relazioni tra le persone e con il territorio, facendo di una fabbrica abbandonata una “fabbrica aperta”, parte integrante del tessuto sociale, favorendo lo scambio osmotico con le realtà circostanti, dunque contribuendo alla "ricchezza" complessiva del contesto.


Questi elementi – che, secondo noi, fanno certamente di RiMaflow una “buona pratica” da analizzare, descrivere, raccontare al mondo scientifico europeo - sono stati ricordati nel corso di una assemblea pubblica affollatissima che si è tenuta domenica 9 settembre nella sede di RiMaflow a Trezzano sul Naviglio. Società civile, associazioni culturali, gruppi di acquisto solidale, sigle sindacali, centri sociali, si sono ritrovati qui per portare solidarietà ed esprimere la loro vicinanza. Come ricordavamo in una nota pubblicata il 25 agosto, è successo infatti che, nel pieno dell’estate, la cooperativa e il suo presidente, Massimo Lettieri, si siano trovati coinvolti in una inchiesta sul traffico illegale di rifiuti. Le accuse sono pesanti e infamanti: traffico illegale di rifiuti e associazione a delinquere. Massimo Lettieri, in quanto rappresentante legale della cooperativa, dal 27 luglio è rinchiuso in un carcere a Salerno. I conti correnti della cooperativa sono stati bloccati.


Sotto accusa le attività del capannone C, dove i lavoratori e le lavoratrici della cooperativa avevano da poco avviato una attività sperimentale di recupero di carta da parati, che veniva separata dal pvc per poter essere riciclata. L’avvio della attività non si era svolto clandestinamente ma era stato presentato con orgoglio all’Ufficio Ambiente di Città Metropolitana e all’Amsa.


Nel corso dell’incontro, tra tantissimi interventi, Don Massimo Mapelli ha portato la solidarietà della Caritas locale, della Caritas di Milano e dell’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ricordando il ruolo rivestito da Rimaflow in un territorio impoverito ai bordi della “grande” Milano, dove 1000 famiglie fanno ricorso a un emporio di alimentari aperto dalla Caritas poiché non riescono ad arrivare alla fine del mese. Giovanna Procacci ha rappresentato l’Associazione Libera dalle Mafie e la Rete dei Numeri Pari, sottolineando il valore dell’esperienza di RiMaflow, esempio virtuoso di mutualismo sociale che insiste sulla possibilità di produrre lavoro, reddito e dignità, mentre Davide Saluzzo, della Libera Masseria di Cisliano, ha ricordato come i lavoratori e la loro fabbrica rappresentassero un’alternativa proprio nel contesto difficile della zona, fortemente infiltrato dalla criminalità organizzata e dalla ‘ndrangheta.


I lavoratori di RiMaflow chiedono che l’inchiesta faccia presto chiarezza, individuando le vere responsabilità e liberando Massimo Lettieri dal carcere e la cooperativa da ogni ingiusta accusa e da ogni sospetto. L’assemblea ha lanciato una campagna di solidarietà, con un appello internazionale, che tutti possono firmare, e una raccolta fondi per aiutare a sostenere le ingenti spese legali a cui tutti possono contribuire.


Per parte nostra, non possiamo che confermare ciò che abbiamo scritto nei nostri rapporti di ricerca, riguardo a RiMaflow, ovvero ciò che ribadiamo nell’attacco questo breve articolo: incontrando RiMaflow abbiamo incontrato una “buona pratica”. Riteniamo che una politica oculata avrebbe dovuto aver maggior cura di questo “bene comune” del territorio, messo a disposizione di chiunque avesse bisogno di lavoro e di reti solidali, sostenendolo in un percorso di regolarizzazione e di valorizzazione. Come ha affermato nel suo intervento introduttivo Luca Federici, nuovo presidente della cooperativa, “il messianico ideale della legalità che le istituzioni hanno in testa non ha tenuto conto della preziosa funzione di mutuo soccorso svolta da questa fabbrica, altrimenti destinata all’abbandono e al degrado”. Forse, dopo questa dolorosa esperienza, si potranno anche aprire brecce nel diritto “promuovendo leggi che possano sostenere l’autonomia dei lavoratori nell’autorganizzarsi: se, in questo nostro mondo, il reato è la povertà, la prima forma di giustizia è quella di organizzarsi per trovare modo di uscirne”.

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1 Commento

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Rankis

settembre 15, 2018 at 14:31

Massima solidarietà a RiMaflow!