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GLASOVI COMMONERA

32#PalermoỊƞḾovimento. Bloc-News della contronarrazione sociale

Rubrica settimanale su eventi e fatti in Sicilia  -a cura RedazionePA-


Solidarietà a Luca Casarini e Beppe Caccia. Sostegno incondizionato a Mediterranea Saving Humans
Pubblichiamo uno stralcio del comunicato stampa dell’Organizzazione non governativa
Pressenza a fianco di Mediterranea
Questa mattina all’alba è scattata una vasta operazione di polizia contro Mediterranea Saving Humans. La Procura della Repubblica di Ragusa ha coordinato perquisizioni effettuate da decine e decine di agenti in tutta Italia, in abitazioni, sedi sociali, e sulla nave Mare Jonio. Le accuse sono pesanti, ma in realtà puntano a colpire la pratica del soccorso civile in mare che Mediterranea promuove dal 2018, attraverso la sua compagnia armatoriale, Idra social shipping, che fornisce all’associazione la nave di ricerca e soccorso e cura la gestione degli equipaggi.
Il Procuratore di Ragusa, ha più volte esternato pubblicamente la sua crociata contro le Ong arrivando a sostenere che “bisogna che non passi l’idea che sottrarre i migranti dalle mani dei libici possa essere una cosa consentita”. Quello di oggi è un vero e proprio “teorema giudiziario”, in cui si ipotizza che le attività di soccorso e salvataggio siano preordinate allo scopo di lucro. La “macchinazione” ipotizzata è talmente surreale da rendere evidente quale sia il primo e vero obiettivo di questa operazione: creare quella “macchina del fango” che tante volte abbiamo visto in azione nel nostro paese, dal caso di Mimmo Lucano alle inchieste di questi giorni contro chi pratica la solidarietà ai migranti che attraversano la rotta balcanica, e sparare ad alzo zero contro chi come noi non si rassegna al fatto che da inizio gennaio ad oggi siano già centinaia le donne, uomini e bambini lasciati morire nel Mediterraneo, e si contino già a migliaia i catturati in mare e deportati nei campi di concentramento libici, finanziati con i soldi dell’Unione Europea e dell’Italia. Le perquisizioni cercano “prove” perché in realtà l’accusa, nonostante migliaia di ore di intercettazioni telefoniche e ambientali, si fonda solo su congetture che si scioglieranno presto come neve al sole.

 

Sospendere il Memorandum di Intesa Italia/Libia del 2017 
La richiesta della sospensione del Memorandum di minnitiana ispirazione è stata invocata dal giurista Fulvio Vassallo Paleologo, alla luce di quanto è accaduto ieri in Libia: un naufragio con 15 morti e 95 sopravvissuti.Già la scorsa settimana – scrive Vassallo nel suo articolo su A-dif.org/ –  avevamo dovuto contare decine di vittime per un naufragio che è stato documentato anche dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che ha potuto contattare alcuni supersti”. Quanto sta avvenendo nel bacino centrale del mare nostrum , “con una cadenza periodica di naufragi e di intercettamenti operati dalla sedicente Guardia Costiera Libica, esclude che siano ancora praticabili spazi di confronto e di mediazione con i governi direttamente responsabili di avere abbandonato al loro destino centinaia di persone nelle acque del Mediterraneo centrale, oltre 140  le vittime che si possono contare già quest’anno”.
Questa situazione è sempre più insostenibile, rischiando altresì – così come sottolinea Vassallo – che le ONG  “siano prima chiamate ad intervenire quando non ci sono altre possibilità di soccorso, e poi siano ritenute responsabili delle partenze sempre più numerose che si possono prevedere nei prossimi mesi”. Sostanzialmente, siamo dentro un quadro in cui “Le navi della Marina militare della missione Mare Sicuro sembrano scomparse, e non operano più interventi di soccorso come accadeva fino al 2018”.  In altri termini, conclude il giurista: “È inammissibile che si limiti l’attività di  soccorso  alle acque internazionali affidate di fatto al controllo esclusivo dei libici,  perché il diritto alla vita ed il divieto di trattamenti inumani e degradanti valgono a prescindere  dalla bandiera della nave soccorritrice e dalla latitudine della posizione nella quale si trovano le persone migranti in procinto di annegare”.
Insomma, è necessaria una mobilitazione sociale, così come quella prevista sabato prossimo da Un Ponte di Corpi, per salvaguardare i diritti umani e – parimenti – rideterminare ben altre politiche sui flussi migratori, incominciando ad abbandonare le vie securitarie del cd. “codice-Minniti” che  quando non conducono alla morte legittimano violenze ed abusi.

 

Generazioni Future Rodotà Sicilia per il movimento sui beni comuni
mercoledì 3 ore 18,15 – assemblea regionale con azionisti, associazioni e simpatizzanti su piattaforma zoom, convocata  dalla “Società di Mutuo soccorso intergenerazionale ecologica ad azionariato popolare Stefano Rodotà”, in breve “Generazioni Future Rodotà Sicilia” 
Nel corso dei lavori saranno presentati vari documenti fra i quali il Manifesto comune sottoscritto da 24 associazioni le quali, esprimendo pieno accordo sul valore dei Beni Comuni come obiettivi di azioni corali irrinunciabili, individuano come impegno prioritario il lavoro per ridurre e/o mitigare l’effetto serra e le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici.
Ogni altro ritardo nell’azione climatica metterà il Pianeta e chi lo abita a rischio di sconvolgimenti inimmaginabili. Siamo a favore dell’utilizzo di energia pulita, la sola che possa migliorare la qualità della vita, anche delle fasce più fragili della popolazione, anziani, bambini, disabili. È necessario un modello socio economico che punti ad abolire i combustibili fossili, sostenere le buone pratiche dell’agricoltura ad impatto ambientale minimo, del turismo sostenibile, dell’utilizzo del risparmio energetico, fondamentale dal punto di vista economico, ecologico, etico ed educativo, delle energie rinnovabili della mobilità sostenibile.
Tutti gli argomenti che riguardano i Beni Comuni vanno trattati in maniera olistica e complementare. L’obiettivo finale, urgente e non procrastinabile, dev’essere la conversione ecologica integrale del modello socioeconomico.   Per partecipare https://us02web.zoom.us/j/86452431273 (pw: 214092)

 

Le Donne oltre la pandemia per invertire la rotta: Diritti, Lavoro, Servizi 
venerdì alle ore 18:00 incontro FB Live
Le donne vivono una quotidiana battaglia per affrontare e conciliare ogni aspetto della vita, lavorativa, familiare, sociale, personale. La pandemia ha più che mai esasperato i contrasti che attraversano e caratterizzano la società, schiacciando e riducendo gli spazi di agibilità, e spesso di vita, di tutti, ma delle donne di più. Lo scotto peggiore della crisi pandemica lo stanno pagando le donne, in termini di perdita di posti di lavoro, gestione del welfare familiare, svilimento del ruolo e della figura femminile nella società nel suo complesso, in un generale processo di compressione dei diritti e di arretramento culturale.
La spinta per invertire la rotta non può che arrivare dal mondo femminile, che si interroga e cerca nella crisi gli strumenti da utilizzare al meglio per riappropriarsi di un futuro tutt’altro che scritto. Di questo e di molto – conclude Sinistra Comune che organizza l’evento – si parlerà in diretta online su Facebook Live –  info/events/

 

Un Ponte di Corpi: Fermiamo la barbarie! Aprite le frontiere!
Palermo, sabato  6 ore 12:00 – Piazza Verdi (Teatro Massimo) – nota del Forum Antirazzista Palermo
Quella che ormai tutti conosciamo come Rotta Balcanica è quel passaggio obbligato per i/le migranti provenienti dalla Turchia che cercano di arrivare in Europa attraversando Bosnia, Croazia e Slovenia per dirigersi in Italia e, soprattutto, proseguire verso i Paesi del Nord europeo. Lungo questo percorso i/le migranti vengono respinti dalle polizie di frontiera subendo violenze che qui, in Europa, non vogliamo vedere.

TUTTI LO SAPPIAMO
La fortezza Europa ha esternalizzato il controllo delle sue frontiere delegando Paesi terzi, pagati per questo con fondi pubblici, a fermare il flusso migratorio con qualsiasi metodo: sempre più persone vengono aggredite, spogliate, derubate, torturate o lasciate morire senza soccorso.
Migliaia di migranti respinti vivono accampati nei boschi della Bosnia o nelle fabbriche abbandonate o ancora nelle case distrutte dalla guerra degli anni ’90 e mai ricostruite. Sono abbandonati nel gelo dell’inverno balcanico, senza acqua né beni primari, senza servizi igienici né materiale sanitario.
I governanti italiani sono corresponsabili di questo orrore: la Questura di Trieste valuta che nel 2020 almeno 4400 migranti “irregolari” sono stati rintracciati e la più parte ricacciati in Slovenia da dove è ripartita la strada all’indietro verso l’inferno.
E come la frontiera Nord-Est, così la FRONTIERA SUD è sigillata dal mare e al di là le persone migranti subiscono ugualmente torture (LIBIA), rischiano (e spesso perdono) la pelle per attraversarla.
20.000 morti dal 2014 ad oggi.
200 solo nei primi due mesi del 2021.

TUTTI SAPPIAMO
E perché nessuno possa ignorare, organizziamo UN PONTE DI CORPI
sulle frontiere e in tutte le piazze d’Europa
per avviare un percorso di mobilitazioni che costringa i responsabili di questa politica strumentalmente razzista – prima di tutto l’Unione Europea e i singoli governi d’Europa – ad aprire le frontiere e ad accogliere i/le migranti e le domande di asilo.

IN DIRETTA CON LE ALTRE PIAZZE D’ITALIA E D’EUROPA
e-mail: unpontedicorpi@gmail.com – gruppo FB: Per un ponte di corpi    info/events/

 

Flash mob – La Sicilia non si tocca. No scorie nucleari! NO unanime al Deposito
Il 5 gennaio 2021 la Sogin SpA, la società di Stato per la gestione del nucleare, con autorizzazione del ministero dello Sviluppo Economico e del ministero dell’Ambiente, ha pubblicato la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) per lo smaltimento delle scorie nucleari.
La Carta individua 67 punti in 7 regioni italiane che presenterebbero caratteristiche favorevoli alla costruzione del Deposito nazionale di rifiuti radioattivi.
In Sicilia sono state individuate quattro aree idonee. Sono coinvolti i comuni di Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana e Butera.
Da subito ci siamo mobilitati per impedire con ogni mezzo che questo deposito venga costruito nella nostra isola. Sono nati comitati popolari nelle Madonie, in provincia di Trapani e a Butera. I sindaci di diversi Comuni siciliani – non sono quelli direttamente interessati – hanno fatto fronte comune. Anche la Regione Siciliana si è esposta e ha istituito un Gruppo di lavoro, con il Cts, coinvolgendo le quattro Università dell’Isola e i Comuni interessati.
Dal 5 gennaio si è aperto un periodo di 60 giorni in cui istituzioni locali e regionali, affiancate dai comitati territoriali, da tecnici ed esperti dovranno le ragioni del NO. Per citarne alcune: l’elevata sismicità dell’isola, la vocazione agricola e turistica dei territori, la vicinanza a Parchi naturalistici o ad aree archeologiche.
Il 6 marzo dovranno essere presentate le controdeduzioni a sostegno della ferma contrarietà alle proposte della Carta nazionale.
Il 6 marzo tutti i siciliani scenderanno in piazza per ribadire a gran voce il NO unanime al Deposito sul nostro territorio. /events/

 

2001\2021 – 20 anni di occupazione. ExKarcere, la variante ribelle
Palermo,12\13\14 marzo – 3 giorni di festeggiamenti – comunicato
Era il 12 Marzo 2001 quando sulla scena politica della città di Palermo irrompeva una nuova realtà. Una nuova realtà che parlava il linguaggio della rivendicazione e della lotta, che metteva in pratica il significato di collettività e di militanza, che partiva dall’occupazione di spazi abbandonati per creare un’alternativa allo stato di cose presente. Quella nuova realtà politica porta ancora, dalla funzione originaria del primo edificio nel cuore dell’Albergheria di Palermo in cui si è sviluppata, il nome che fino a oggi la contraddistingue: Centro Sociale Exkarcere.
Un’esperienza che ha attraversato i quartieri popolari del centro storico di Palermo, le aule universitarie e le scuole occupate, che ha battuto il tempo delle proteste studentesche, che ha dettato i ritmi delle lotte antifasciste, che ha acceso le mobilitazioni per la difesa del territorio siciliano. Un’esperienza che ha creato dal basso delle alternative reali al vuoto lasciato dalle istituzioni nei territori: sport popolare, lotta per la casa, attività sociali gratuite e accessibili a tutti, momenti di creazione e condivisione di formazione e cultura.
Un’esperienza politica di riscatto per chi non vuole abbassare la testa davanti allo sfruttamento e alle ingiustizie sociali. – info/events/

 

Un Ponte di Corpi sui confini – Apriamo Le Frontiere 
Catania, sabato 6   conferenza stampa de La società della Cura- Catania e Un Ponte di Corpial porto-varco 04 (ore 14) e presidio e flash mob sui naufragi piazza Stesicoro (ore 16)Sabato 6 marzo 2021 con i Il 6 marzo un gruppo di donne, riconoscendosi nel Manifesto “Un Ponte di Corpi” promosso da Lorena Fornasir, attivista sulla rotta balcanica aldilà e al di qua del confine, tra Bosnia e Trieste, costruirà con i propri corpi un ponte simbolico di attraversamento della frontiera, per denunciare le continue violenze e i respingimenti di cui sono vittime le persone che tentano di raggiungere la loro meta.
La Società della Cura di Catania fa proprio il Manifesto e aderisce prolungando idealmente il Ponte di Corpi dalla Bosnia fino al confine Sud della Fortezza Europa, in Sicilia.
La nostra isola è il laboratorio privilegiato dei governi europei e italiani di micidiali politiche migratorie fondate sui respingimenti, sulla criminalizzazione delle Ong delle navi umanitarie e sulla segregazione di donne, uomini e bambini , che sono sopravvissuti ai naufragi, nelle navi quarantena e poi negli hot spot; mentre continua ,dai lager libici fino alla Bosnia, il genocidio di migranti – nel Canale di Sicilia si contano dall’inizio 2021 il triplo di morti per naufragio- i governi europei e Frontex proseguono , nell’indifferenza generale, i respingimenti nei lager libici (oltre 2200 persone dall’inizio dell’anno) ed il rinnovo degli accordi con il criminale “governo” libico a beneficio dei profitti delle mafie mediterranee.
Noi gridiamo al mondo che non c’è giustizia quando migliaia di essere umani muoiono a causa dei confini: malediciamo quelle strisce di terra o di mare perché sono sporche del sangue dei migranti respinti, torturati e deportati. I migranti arrivano con bambini e donne, a volte incinte, stremati da anni di tentativi di passaggio ai confini bosniaci, croati e dal Nordafrica: passano dalla Sicilia per proseguire verso il Nord Italia ed Europa in cerca di una vita dignitosa, che vedono respinta.
Il 6 marzo saremo in tante/i ad accorrere sui confini, ad attraversarli, a ribellarci alla disumanità, costruendo un grande movimento di solidarietà insieme a tutte le persone che hanno a cuore i diritti umani, la giustizia e che non tollerano la barbarie.
Perché nessuno possa dire di non sapere, organizziamo UN PONTE DI CORPI dalla Sicilia fino ai confini del Nordest e Nordovest d’Italia.
Società della cura – Catania. Info-adesioni: societadellacuract@gmail.com  – /events/

 

NUdM – PA: “Essenziali i nostri corpi, essenziale la nostra lotta!” – Presidio
Palermo, domenica 7 ore 16:00 – Piazza Verdi – comunicato Non una di meno – Palermo
L’emergenza sanitaria e lo spettro della recessione sono le cornici che ormai inquadrano e determinano quotidianamente la nostra realtà. All’interno di questo quadro si sono rese più evidenti tutte le svariate forme di violenza che la comunità delle donne e LGBTQI+ subisce tutti i giorni.
I dati parlano chiaro.
Continuiamo a essere circondat* da femminicidi, 10 dall’inizio dell’anno ad oggi, 1 ogni 5 giorni; sempre filtrati da narrazioni tossiche: paternaliste, macabre, giustificazioniste, latamente sessiste.
La situazione pandemica ha evidenziato tutte le criticità di un sistema sanitario che già da molti anni non risponde ai bisogni del benessere collettivo: solo per fare alcuni esempi, tra i primi servizi a chiudere ci sono stati i reparti di maternità, i punti nascita e i consultori. Il diritto all’aborto è stato fortemente limitato, con interi ospedali che hanno sospeso il servizio.
Nell’ultimo anno sono 444.000 le persone che hanno perso il lavoro di cui il 70% circa sono donne. Solo tra novembre e dicembre 2020, di 101 mila occupat* in meno, 99 mila sono di donne. Tantissime nel tentativo di conciliare lavoro produttivo e riproduttivo hanno dovuto lasciare il lavoro salariato per prendersi cura di figli o genitori.Ma, se da una parte la pandemia e il lockdown hanno contribuito a far ulteriormente “esplodere” il fenomeno dell’oppressione di genere, dall’altra proprio l’evidenza della sua “sistemicità” e della sua pervasività ci dimostra che non basta affrontare l’emergenza ma che è necessario un cambiamento sociale e culturale che trasformi la società in cui viviamo!
Non vogliamo tornare alla normalità, perché quella normalità era il problema!
Lo sciopero, dunque, sarà la nostra la risposta a tutte le forme di violenza che sistematicamente colpiscono le nostre vite, in famiglia, sui posti di lavoro, per strada, negli ospedali, nelle scuole, dentro e fuori i confini!
Saremo in pazza giorno 7, per dichiarare la nostra zona FUCSIA, per ripartire dalle nostre lotte attraverso i nostri corpi!Essenziali i nostri corpi, essenziali le nostre lotte!
Verranno rispettate le misure contro la diffusione del COVID-19. Venite munit* di mascherina e rispettiamo il distanziamento. Riprendiamoci i nostri spazi, in sicurezza.  info/events/

 

8Marzo – La Marea Femminista torna in Piazza in tutto il Mondo!
lunedì prossimo “Sciopero Globale @Catania” – manifestazione statica ore 16:30 – via teatro massimo/piazza vincenzo bellini – manifesto di NUdM – Catania
Negli ultimi anni abbiamo vissuto lo sciopero femminista e transfemminista globale come una manifestazione di forza, il grido di chi non accetta di essere vittima della violenza maschile e di genere. Abbiamo riempito le piazze e le strade di tutto il mondo con i nostri corpi e il nostro desiderio di essere vive e libere, abbiamo sfidato la difficoltà di scioperare causata dalla precarietà, dall’isolamento, dal razzismo istituzionale, abbiamo dimostrato che non esiste produzione di ricchezza senza il nostro lavoro quotidiano di cura e riproduzione della vita, abbiamo affermato che non siamo più disposte a subirlo in condizioni di sfruttamento e oppressione.
A un anno dall’esplosione dell’emergenza sanitaria, la pandemia ha travolto tutto, anche il nostro movimento e la nostra lotta, rendendoli ancora più necessari e urgenti. Lo scorso 8 marzo ci siamo ritrovatə allo scoccare del primo lockdown e abbiamo scelto di non scendere in piazza a migliaia e migliaia come gli anni precedenti, per la salute e la sicurezza di tutte. È a partire dalla consapevolezza e dalla fantasia che abbiamo maturato in questi mesi di pandemia, in cui abbiamo iniziato a ripensare le pratiche di lotta di fronte alla necessità della cura collettiva, che sentiamo il bisogno di costruire per il prossimo 8 marzo un nuovo sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi. Non possiamo permetterci altrimenti. il prossimo 8 marzo sarà sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi.

Dobbiamo creare l’occasione per dare voce a chi sta vivendo sulla propria pelle i violentissimi effetti sociali della pandemia, e per affermare il nostro programma di lotta contro piani di ricostruzione che confermano l’organizzazione patriarcale della società contro la quale da anni stiamo combattendo insieme in tutto il mondo. Non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza di questa lotta. Le tantissime donne che sono state costrette a licenziarsi perché non potevano lavorare e contemporaneamente prendersi cura della propria famiglia sanno che non c’è più tempo da perdere. Lo sanno le migliaia di lavoratrici che hanno dovuto lavorare il doppio per ‘sanificare’ ospedali e fabbriche in cambio di salari bassissimi e nell’indifferenza delle loro condizioni di salute e sicurezza. Lo sanno tutte le donne e persone Lgbt*QIAP+ che sono state segregate dentro alle case in cui si consuma la violenza di mariti, padri, fratelli. Lo sanno coloro che hanno combattuto affinché i centri antiviolenza e i consultori, i reparti IVG, i punti nascita, le sale parto, continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di personale e di finanziamenti pubblici aggravata nell’emergenza. continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di fondi.
Lo sanno le migranti, quelle che lavorano nelle case e all’inizio della pandemia si sono viste negare ogni tipo di sussidio, o quelle che sono costrette ad accettare i nuovi turni impossibili del lavoro pandemico per non perdere il permesso di soggiorno. Lo sanno le insegnanti ridotte a ‘lavoratrici a chiamata’, costrette a fare i salti mortali per garantire la continuità dell’insegnamento mentre magari seguono i propri figli e figlie nella didattica a distanza. Lo sanno lə studenti che si sono vistə abbandonare completamente dalle istituzioni scolastiche, già carenti in materia di educazione sessuale, al piacere, alle diversità e al consenso, sullo sfondo di un vertiginoso aumento delle violenze tra giovanissimə. Lo sanno le persone trans* che hanno perso il lavoro e fanno ancora più fatica a trovarlo perché la loro dissidenza viene punita sul mercato. A tuttə loro, a chi nonostante le difficoltà in questi mesi ha lottato e scioperato, noi rivolgiamo questo appello: l’8 marzo scioperiamo! Abbiamo bisogno di tenere alta la sfida transnazionale dello sciopero femminista e transfemminista perché i piani di ricostruzione postpandemica sono piani patriarcali.

A fronte di uno stanziamento di risorse economiche per la ripresa, il Recovery Plan non rompe la disciplina dell’austerità sulle vite e sui corpi delle donne e delle persone LGBT*QIAP+. Da una parte si parla di politiche attive per l’inclusione delle donne al lavoro e di «politiche di conciliazione», dando per scontato che chi deve conciliare due lavori, quello dentro e quello fuori casa, sono le donne. Dall’altra non sono le donne, ma è la famiglia – la stessa dove si consuma la maggior parte della violenza maschile, la stessa che impedisce la libera espressione delle soggettività dissidenti ‒ il soggetto destinatario dei fondi sociali previsti dal Family Act. E da questi fondi sono del tutto escluse le migranti, confermando e mantenendo salde le gerarchie razziste che permettono di sfruttarle duramente in ogni tipo di servizi. Così anche gli investimenti su salute e sanità finiranno per essere basati su forme inaccettabili di sfruttamento razzista e patriarcale. Miliardi di euro sono poi destinati a una riconversione verde dell’economia, che mira soltanto ai profitti e pianifica modalità aggiornate di sfruttamento e distruzione dei corpi tutti, dell’ecosistema e della terra.

Poco o nulla si dice delle misure contro la violenza maschile e di genere, nonostante questa sia aumentata esponenzialmente durante la pandemia, mentre il «reddito di libertà» è una risposta del tutto insufficiente alla nostra rivendicazione dell’autodeterminazione contro la violenza, anche se dimostra che la nostra forza non può essere ignorata. Questo 8 Marzo non sarà facile, ma è necessario. Lo sciopero femminista e transfemminista non è soltanto una tradizionale forma di interruzione del lavoro ma è un processo di lotta che attraversa i confini tra posti di lavoro e società, entra nelle case, invade ogni spazio in cui vogliamo esprimere il nostro rifiuto di subire violenza e di essere oppressə e sfruttatə. Questa è da sempre la nostra forza e oggi lo pensiamo più che mai, perché ogni donna che resiste, che sopravvive, ogni soggettività dissidente che si ribella, ogni migrante afferma la propria libertà fa parte del nostro sciopero.

Il 30 e 31 una prima tappa verso l’8 marzo, nel corso della quale ci siamo incontrat* in gruppi divisi per tematiche per costruire le prime tappe dello sciopero femminista ed il 6 febbraio l’Assemblea per discutere collettivamente e indicare quali sono per noi terreni di lotta nella ricostruzione pandemica.
Proprio oggi che il nostro lavoro, dentro e fuori casa, è stato definito «essenziale», e questo ci ha costrette a livelli di sfruttamento, isolamento e costrizione senza precedenti, noi diciamo che “essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!”.

NON UNA DI MENO LANCIA LO SCIOPERO DELL’8 MARZO
SCIOPERO GLOBALE FEMMINISTA E TRANSFEMMINISTA
ESSENZIALE È IL NOSTRO SCIOPERO, ESSENZIALE È LA NOSTRA LOTTA
leggi l’appello sul blog: nonunadimeno.wordpress. info/events/


LA RAGNA-TELA,
8 marzo La potenza delle donne nessuna violenza la potrà scalfire
Catania, piazza Università – ore 16 – Assemblea pubblica all’aperto
Mostre, letture, poesie, performance, musiche, interventi a microfono aperto, creatività e tanto altro. L’incontro è organizzato dalla  rete femminista antiviolenza LA RAGNA-TELA.Viviamo in un presente – scrivono nella loro volantino di convocazione –  abitato dalla libertà femminile, vediamo con gioia che le donne sono ovunque, e i movimenti più significativi si richiamano al femminismo: «La battaglia per l’ambiente è il movimento femminista più grande del mondo» (Malena Ernman Thunberg, madre di Greta)”.

Evidenziano, sostanzialmente, come nella società contemporanea si vedono sempre più “ragazze che prendono la parola con disinvoltura”, insieme a tante “ministre, sindache, presidenti, scienziate, che chiamano altre donne per gestire insieme il corpo sociale e la salute del mondo. Non come neutre, cooptate o fedeli esecutrici di un ordine prestabilito, ma con un atteggiamento in cui vediamo felicità e naturalezza di essere sulla scena pubblica con corpi di donne”.



 

 
Per segnalazioni, contributi, comunicati stampa scrivere a pressenza.redazionepalermo@gmail.com
Pressenza.com/


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